Il telaio da cavalièri  
Durante l’allevamento, i bachi venivano tenuti su arèle o graticci sorretti dalla restelièra dei cavalièri, un’impalcatura a castello, in ambienti non soggetti né a molto caldo, né a troppo freddo, ma a temperatura costante di circa ventidue gradi. Erano alimentati con foglia di gelso, tagliuzzata finemente in principio con il tajafoja (attrezzo formato da un cassone munito di quattro gambe alla cui estremità è fissata una lama a leva), poi a rametti, ma sempre fresca e asciutta. La foglia era preziosa, e quando i ragazzi tornavano da messa, lungo la strada allungavano le mani su qualche moraro, perché “la foja dei altri portava fortuna…”
 
 

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