La bottega del falegname | |
La bottega del falegname, con il banco da lavoro e una serie di pialle, sponderuole, succhielli, sgorbie, seghe, scalpelli, squadre. Il marangon (falegname) nella sua bottega piena di rizhi (trucioli) e segatura, odorante di cola caravèla (colla di pesce), costruiva i mobili usando le essenze locali che spesso gli aveva portato il committente: castagno, rovere, noce e alberi da frutto in genere (per i serramenti usava invece abete e larice). Ma gran parte del suo lavoro consisteva nel riparare cose vecchie (cola e stuco, inbroja ogni baùco, diceva) o nel riadattarle a nuovi usi, giacché nell’economia contadina la scarsità di risorse imponeva che tutto venisse riutilizzato fino all’estremo. Non sempre il falegname restava nella sua bottega: spesso girava per le case a riparare un serramento, a rattoppare un balcone, a sistemare il solaio. |
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