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La storia

Trebbiatura del granoCon "civiltà" o "cultura" contadina vengono generalmente indicate tutte quelle usanze che accompagnavano il mondo rurale che qui in Val Liona si sono conservate fino alla fine degli anni cinquanta del Novecento, e cioè le consuetudini legate al ciclo della vita (la nascita, i giochi dei piccoli, i passatempi dei grandi, il fidanzamento, il matrimonio, la morte), le tradizioni del ciclo dell'anno (le attività agricole, l'influenza della luna, le previsioni del lunario, le festività del calendario liturgico, le ricorrenze dei Santi, i proverbi che scandivano l'andamento della stagione), le manifestazioni popolari (sagre, fiere, mercati) e la cultura orale (filastrocche, conte, cantilene, indovinelli, canti), frutto di una sapienza, di una saggezza più che millenaria.
Questa cultura veniva trasmessa ai più giovani nel contatto quotidiano del lavoro nei campi, nei cortili, o durante i filò, quando ci si raccoglieva nella stalla per sfuggire ai rigori del freddo nelle lunghe giornate invernali.
In questa "scuola di comunità", come la chiama Ulderico Bernardi, mentre le donne filavano e gli uomini riparavano attrezzi o giocavano a carte, venivano rivissute le storie del paese e le tradizioni, venivano trasmesse le preghiere popolari, i modi di dire, le superstizioni. Qualche esperto narratore, aiutandosi con i gesti e con i bruschi cambiamenti di tono, affascinava gli uditori con le sue storie di santi, di eroi, di orchi o di streghe.